Dopo la lettera Ue e la contro-risposta di Roma, da Bruxelles potrebbe essere avviata una procedura d’infrazione contro l’Italia.
BRUXELLES – La lettera Ue rivolta all’Italia non ha prodotto i risultati sperati dalla Commissione Juncker. Il Governo di Roma, infatti, ha replicato senza mettere in discussione i provvedimenti sotto la lente di ingrandimento di Bruxelles.
Rischio procedura di infrazione
La Commissione Europea si riunirà quest’oggi e per l’Italia è molto alto il rischio di un giudizio negativo: in tal caso, l’organismo comunitario raccomanderà ai governi Ue di avviare una procedura di infrazione contro Roma. Il messaggio che Juncker recapiterà al governo Conte è che “l’Italia ha una spesa in salita e il suo ammontare impedisce di stabilizzare l’economia in caso di crisi finanziarie“.
Da Bruxelles si imputa al Belpaese di aver sforato le regole sul deficit per almeno 11 miliardi: in pratica, il rapporto deficit/Pil nel 2020 sfonderà il livello del 3,5%, oltre i parametri di Maastricht.
Roma potrebbe subire immediatamente lo stop dei fondi strutturali Ue e vedersi inflitta una sanzione pari allo 0,2% del Pil (3,5 miliardi di euro).
Quota 100 e reddito di cittadinanza
I motivi principali di questo sforamento nei conti, come sostenuto nella lettera Ue, sono quota 100 e il reddito di cittadinanza. I due provvedimenti – il primo tanto caro alla Lega, il secondo al M5S – non avrebbero migliorato il Pil ma anzi appesantito il bilancio dello Stato.
Colpa di Gentiloni?
Alla lettera Ue, il governo di Roma ha replicato sostenendo a propria difesa che – essendo sotto accusa anche il 2018 – il peggioramento sia dovuto in buona parte alla gestione del governo Gentiloni e al rallentamento globale dell’economia. Allo stato dell’arte, le prospettive dell’Italia non appaiono positive, come evidenzia lo spread.